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martedì 24 dicembre 2013

*FAI DA TE - Appliques Edera

Come promesso ecco pronte anche le due appliques che non sono altro che i logici complementi della lampada a terra edera e che vanno a completare l'ingresso di casa mia insieme a l' appendiabiti da ramo di ginepro e ai due bastoni reggitenda da rami di ginepro.
I due "reticoli" di edera naturale sono stati trovati in uno dei tanti giri bucolici che amo spesso fare. 

La lavorazione è stata del tutto analoga a quella della lampada a terra, ovvero un po' di carta a vetro, qualche punteruolo per togliere le parti di corteccia guaste dalle pieghe più inarrivabili, un po' di antitarlo e qualche vite con tassello per il fissaggio a muro.

Per il montatggio ho fissato per primo il portalampada ed allacciato i cavi elettrici (verificando che tutto funzionasse!), in seguito ho praticato con il trapano 3 fori in corrispondenza dei punti in cui il reticolo di edera toccava il muro e poi è bastato inserire i tasselli e stringere le viti.

E le mie appliques sono pronte per dare il benvenuto agli ospiti del pranzo di Natale.

Buone Feste a tutti!

una delle due appliques fissata a muro

la stessa applique accesa


vista globale delle appliques, l'appendiabiti e il bastone reggitenda Gynepro.

idem controcampo

domenica 8 dicembre 2013

*FAI DA TE - Lampada a terra Edera

Direttamente dalla natura scaturisce questa mia nuova realizzazione: una lampada a terra o da tavolo confezionata con una "rete" di edera naturale.

Immaginatevi un tronco d'albero su cui si è arrampicata l'edera che lo ha avvolto quasi completamente, immaginatevi poi che l'albero venga tagliato e con esso l'edera che lo avvolgeva. il risultato è un semicilindro di rami di edera che si stacca dalla corteccia e rimane lì nel bosco...

Io non ho fatto altro che pulire per bene il legno, eliminare le parti inutilizzabili, passare una bella mano di antitarlo, rifinirlo in modo che rimanesse in piedi da solo e, con l'aggiunta di un semplicissimo portalampada, diventa una piantana di legno naturale per un salotto rustico o per un punto lettura particolare, o come arredo di design in un negozio...

Dimensioni: altezza 80 cm circa, larghezza circa 50 cm

Che ne dite?

In arrivo della stessa linea anche le appliques da parete... seguite il blog!

vista anteriore

dettaglio

vista dall'alto

vista da dietro

con la lampada accesa

domenica 10 novembre 2013

*FAI DA TE - Lampade fiaschetti

Un giorno, aggirandomi per un negozio di usato/antiquariato, ho notato su un tavolo un articolo che mi ha stuzzicato la fantasia: due fiaschetti in vetro verde, di quelli che le nostre nonne impagliavano con la sala e il salicchio non più di 50-60 anni fa... Pur essendo polverosi erano in ottime condizioni, nessuna scheggiatura, l'impagliatura era perfetta, senza rosicchiature o strappi. Li ho acquistati con in testa già l'idea di farne una coppia di lampade da tavolo.

A casa avevo già filo ed interruttore d'epoca presi da un paio di vecchie abat/jour, quindi ho acquistato i due portalampade e due paralumi e ho iniziato a pensare a dove avrei fatto passare il filo elettrico...

Era subito chiaro che avrei fissato il portalampada sopra il sughero e quindi il filo sarebbe passato dentro al sughero per poi finire all'interno del fiasco...Quindi per farlo uscire avrei dovuto forare il fiasco! L'idea non mi entusiasmava per nulla per gli ovvi problemi a forare il vetro e poi, ammesso di riuscirci senza spaccarlo, non mi andava l'idea di sciuparlo e quindi ho pensato a un'alternativa: ho forato lateralmente il portalampada in modo tale che il filo elettrico uscisse prima di entrare nel sughero. In questo modo però avrei avuto il filo a vista... ma utilizzando un filo dorato delle vecchie abat-jour che si mimetizza perfettamente con le cordelline del fiasco e facendolo passare dentro l'impagliatura il sistema era perfetto!
E i risultati sono questi. Due fantastiche lampade da tavolo, o da lettura, o da scrittoio realizzate da due veri fiaschi con le loro etichette originali! Belli no?





qui si vede bene il filo dorato che passa fuori dal fiasco e dietro l'impagliatura, senza rovinare niente.







lunedì 30 settembre 2013

*FAI DA TE - Bastoni reggitenda da ramo di Ginepro

Ecco che finalmente si completa l'ingresso di casa con la restante parte del ramo di ginepro. Ricordate che con il primo pezzo avevo realizzato un appendiabiti? Bene, adesso con altri due pezzi identici per finitura al pezzo più grande, ho realizzato due bastoni reggitenda da appaiare all'appendiabiti. Con due tasselli e un paio di viti si fissano al muro e via!
I bastoni ovviamente non sono belli dritti ma secondo me il fascino sta tutto lì. Basta avere un piccolo accorgimento nella realizzazione delle tende, ovvero realizzare i cosiddetti "anelli" di stoffa in modo che si possano regolare in lunghezza a seconda delle curve del bastone. E' più difficile a dirsi che a farsi: è sufficiente fare delle striscie di tessuto abbastanza lunghe, fissabili su se stesse con un po' di velcro ed ecco che farete un anello più lungo se il bastone ha la "gobba", mentre l'anello sarà più stretto se il bastone presenta un avvallamento. In questo modo la vostra tenda risulterà sempre e comunque dritta ;) (e la potrete togliere per lavarla!)

saluti a tutti!






lunedì 16 settembre 2013

*FAI DA TE - Coppia di comodini shabby-chic

finalmente ho terminato i comodini! Questi, assieme al loro cassettone coordinato (di cui mi sto occupando proprio in questi giorni), sono stati i primi oggetti che ho trasportato ed iniziato a restaurare.

Li abbiamo trovati nel magazzino del bisnonno, in mezzo a cumuli di roba vecchia di decenni. Sono un paio di comodini in noce con pianetto in marmo bardiglio e alzatina, lo stile è sicuramente liberty (come si evince dalle greche e dalle decorazioni geometrico/floreali presenti sull'alzatina, sull'anta e sul fronte del cassetto) e, facendo due calcoli con l'albero genealogico degli antichi proprietari, probabilmente risalgono ai primi del 900.

Non vi sto a dire che, oltre allo sporco e alla polvere incrostata, erano messi maluccio, soprattutto a causa dei tarli che stavano ancora banchettando con il legno. Questo era il loro aspetto originario.




I ripiani in marmo, pur essendo integri, presentavano sul dorso superiore parecchi graffi di usura (anche profondi) e delle zone biancastre su cui qualcuno si è accanito con uno strumento appuntito e metallico. Questa pratica sembra essere stata eseguita per grattare via il residuo biancastro formatosi chissà come (versamento di sostanza acida?) creando degli avvallamenti di un paio di millimetri di profondità (vedi le macchie bianche nella foto sotto).

Le condizioni del marmo non erano irrecuperabili: avrei dovuto portare i piani da un marmista e farli sbassare, rilevigare, lucidare e dare la finitura... pratica più costosa che acquistarne dei nuovi... oppure pensare a una nuova soluzione. Ma a questo avrei pensato più avanti. Adesso era il momento di fare il grosso del lavoro: riparazioni di ebanisteria, pulizia, consolidamenti e verniciatura.



 L'idea è sempre quella del bianco provenzale o shabby-chic. Dopo aver ripulito per bene il tutto, li avrei ridipinti utilizzando la tecnica decapè che avrebbe riportato alla luce due comodini chiari che su una parete di fondo colorata risalterebbero molto bene.
Via ai lavori! Per prima cosa smontaggio dei vari pezzi, via le maniglie e gli arpioni dell'anta e pulizia generale con stracci e carta vetrata.


Il traverso sottostante di uno dei due comodini era totalmente sbriciolato a causa delle gallerie dei tarli. L'ho ripulito bene con lo scalpello fino a trovare il legno buono in previsione poi di ristuccarlo e ricostruirlo dopo aver eliminato le fastidiose bestiole.


Una volta finita la fase di falegnameria ho passato una mano abbondante di antitarlo dappertutto, in modo da impregnare ben benino tutte le zone (anche le più nascosta e inarrivabili) e ho sigillato entrambi i comodini con i loro pezzi e pezzetti in due sacchi di nylon per almeno 3 settimane (se potete anche di più!). In questa maniera, oltre ad uccidere i tarli presenti all'interno del legno, si dà il tempo anche alle uova che sono state sicuramente deposte di schiudersi e di sterminare anche le nuove leve! Solo così siamo sicuri che il nostro mobile sarà pulito per benino. Poi basta tenerlo sotto controllo per qualche tempo: se non si scorgono nuovi forellini o polvere di legno o mucchietti di segatura siamo a posto: i tarli sono debellati!

Questi erano i miei due comodini dopo averli tolti dai sacchi del trattamento antitarlo.



Nel tempo intercorso ho pulito con semplice carta vetrata finissima (400) le maniglie originali di ottone e le loro rispettive mostrine che erano ricoperte di una vernice dorata che si era ossidata in diversi punti. L'ottone sottostante invece era perfetto. A destra prima della cura, a sinistra dopo la cura.



Poi sono passato alle fasi di stuccatura (otturando anche i fori dei tarli) e della verniciatura (procedura identica a quella che ho usato per il tavolo). A questo punto dovevo decidere come comportarmi con il piano in marmo. Anche se era logico risistemare quello originale, il costo era notevole e il colore grigio-nerastro del bardiglio mi sembrava un po' troppo tetro quindi, considerando che ho cambiato totalmente aspetto e colore a tutto il comodino, ho pensato di cambiare aspetto anche al piano... anzi di farne proprio uno nuovo! Ho acquistato una tavola di lamellare di faggio di 2 cm di spessore (legno solido e molto duro) che con il suo disegno "patchwork" e con la sua colorazione bruno- rossastra non uniforme, avrebbe spiccato bene sul bianco del mobile.
Ne ho tagliati due pezzi delle stesse dimensioni del marmo (più uno che poi diventerà il piano del comò  quando lo avrò finito), passato la carta vetrata per renderli lisci, tre mani di cera per impermeabilizzare e li ho inseriti nella loro guida dove prima stava il marmo. E questo è il risultato:









A me piacciono moltissimo! E non vedo l'ora di finire anche il comò per piazzarli tutti e tre in camera! 
Grazie a tutti voi che siete passati di qui a curiosare! Un caro saluto.

sabato 31 agosto 2013

*FAI DA TE - Riuso di un lampadario in ottone - lampada da gazebo


Ricordate il lampadario in ottone (foto qui sotto) che avevo smontato per fabbricarmi una lampada a muro?



Ecco... siccome mi sono avanzati un sacco di pezzi che ovviamente non ho buttato via, m'è venuta un'altra idea semplice semplice per utilizzarne almeno uno.
In estate, tempo di cene in terrazza, gazebi e frescura m'è venuto a mente che sotto il mio gazebo non c'è una luce. Ecco che ho frugato fra i pezzi avanzati del vecchio lampadario...


...cercato un portalampada e...l'idea è venuta da sola!
  
Volevo forare con il trapano il corpo di questo "tubo"di ottone, creando un disegno gradevole e quasi etnico (vista anche la forma del corpo in metallo che lo suggeriva) permettendo così alla luce della lampadina che avrei messo all'interno, di poter filtrare all'esterno e illuminare! Per far ciò ho innanzitutto ricoperto il corpo con lo scotch di carta. 

 
 
Questo mi ha dato 3 vantaggi: 1) potevo segnare (ed eventualmente cancellare) con il lapis sulla carta il mio disegno (cosa che sul metallo lucido è molto complessa) 2) La punta del trapano avrebbe "scivolato" meno rendendo il foro più sicuro e netto. 3) Nel caso la punta avesse "scivolato" un pochino non avrei graffiato il corpo in ottone.


Dopodichè ho iniziato a forare. Io ho utilizzato 2 punte a ferro diverse (una di 5 e una di 7) ma potete fare veramente come volete e come vi suggerisce la vosra fantasia.

  

Una volta finito ho rimosso lo scotch di carta, passato una mano veloce di cartavetro finissima per togliere il lucido e dare così un aspetto "satinato" e questo è il risultato.

 

Ovviamente con calma e pazienza poi hi ripassato tutti i fori per essere sicuro che non vi fossero rimasti trucioli (taglienti!) di metallo, ho inserito il cavo con portalampada e lampadina e fissato il tutto (cavo e lampada) al gazebo con delle semplici fascette da elettricista.

Così di giorno...

  

... e così di notte!!!


Bello no? :) Grazie dei Vostri commenti e ... alla prossima!

martedì 18 giugno 2013

*FAI DA TE - Riuso di un lampadario in ottone

Un amico mi ha cortesemente regalato (in cambio di uno nuovo fatto da me) un vecchio lampadario in ottone a 6 braccia dei suoi genitori, di quelli con le candele finte che reggono le lampadine... chi non ne ha mai visto uno? Ce n'erano e ce ne sono a bizzeffe  in tutte le case del mondo!
A lui dispiaceva buttarlo visto che era in ottimo stato e io ho trovato il sistema di riutilizzarlo e valorizzarlo. E infatti è stata un'ottima idea visto che nella mia testa pareva proprio fatto apposta per illuminare il vano scale di casa mia.
Questa è la foto del lampadario non appena l'ho preso:



Questi lampadari sono composti da singole sezioni di ottone che vengono tenute insieme da una barra filettata interna e quindi, allentando la vite di fondo e quella di cima le sezioni si smontano facilissimamente. Questa è la sezione centrale ovvero quella dell'anello su cui sono avvitate le 6 braccia...



...e questi sono i singoli pezzi raggruppati. L'unica cosa che non ho tenuto sono proprio le "finte candele" di plastica che erano sciupate e poi non le avrei sicuramente riusate. Poi viti, bulloni, riparelle, barre filettate, portalampade etc... erano tutti pezzi utilizzabili e combinabili in mille maniere diverse:



...e quindi ho semplicemente giocato al MECCANO, montando e rismontando i vari pezzi fino a che non ho raggiunto la forma che volevo e che è stata questa:


La mia idea era di trasformare il lampadario a soffitto in uno a parete e quindi dovevo alleggerirlo e ripensarlo appeso a una parete verticale e non più orizzontale. Ho scartato la quasi totalità del corpo bombato, lasciando solo l'anello reggibraccia e ne ho eliminate 3 delle 6 totali. Le 3 rimanenti le ho semplicemente ruotate di 90° e ho reinserito una barra filettata più piccola per tenere il tutto insieme. Poi ho rimontato i portalampade, ho riallacciato l'impianto elettrico e ho dato a tutto una bella mano di bianco satinato  RAL 9010 con una semplicissima bomboletta comprata in mesticheria (non dimenticate di pulire bene con un panno e acquaragia la superficie metallica da polvere, grasso e sporco altrimenti la vernice spray non fa presa!).

E stasera l'ho appeso al muro con un semplice tassello e gancio e devo dire che insieme alle nostre foto sulla parete bordeaux ci sta particolarmente bene.






Ecco qui! :) Facile facile.

Alla prossima!

Arch. Filippo Gianchecchi